Van Gogh l'importantissimo pastello ad olio

Poteva un comunicato scientifico essere più preciso e reale di questo?
A Style Arte un consiglio: spesso noto/osservo attentamente i suoi comunicati su presunti autoritratti nascosti da Van Gogh nelle  storiche opere, non vedendoli chiaramente. Quando si fanno simili dichiarazioni bisogna essere chiari/trasparenti, scientifici quanto basta per avvicinarsi perlomeno a questo ritrovamento, solo allora si può praticare il Metodo Buso in modo corretto.
Il profano vorrebbe vedere linee ben dettagliate su un volto disegnato, quasi lo stesso fosse un fumetto, reale e ben disegnato: no, non è così, l'Impressionismo non è così. Chi di voi è mai stato davanti ad un quadro impressionista? Da vicino un ammasso di pennellate, di colore e luce, allontanandosi un po' si apre chiara la scena. Ecco, questo autoritratto, che reputo eseguito in modo geniale e molto somigliante, fu eseguito unicamente da Van Gogh proprio come egli realizzava le sue meravigliose opere.
E' un pastello ad olio ad oggi sconosciuto di non grandi dimensioni, fu da lui eseguito nella spiaggia di Saintes Maries du mer in Provenza nel 1888 e rappresenta lo stesso motivo eseguito più tardi, sempre nello stesso anno, su grande tela oggi conservata al Museo Van Gogh di Amsterdam.
Dicevo pastello ad olio, quindi un dipinto ad olio a tutti gli effetti.
Scoperti semi celati ben quattro sparsi autoritratti, dei quali questo viene da me pubblicato per chiarezza pressoché assoluta. Esso assieme a quanto riposto nel dossier di ricerca, firme, sigle, date e il nome della località ritratta non che gli altri tre autoritratti, stabilisce  la sua originalità scientifica. Nessun trucco, l'immagine Hasselblad è del tutto originale.

A proposito: "...AI Overview
L'artista Vincent Van Gogh non usava i pastelli "Van Gogh" (che sono prodotti moderni), ma utilizzava invece pastelli ad olio e colori a olio in tubetto durante la sua carriera, con una tecnica caratterizzata da pennellate vigorose e colori brillanti e contrastanti, senza sfumature. I pastelli ad olio moderni che portano il suo nome, prodotti dalla marca Talens, sono pensati per artisti che si avvicinano a questa tecnica, ma non sono gli strumenti usati da Van Gogh stesso."


Seconda immagine:

Due volti, l'uno frontale, meravigliato e in primo piano, apre la sua bocca in segno di 'accettazione' e di 'copertura', l'altro, di profilo, gli si appoggia di lato con l'occhio chiuso e la bocca raccolta sotto il naso in segno di dolore. Una richiesta di aiuto? La scena, da poco scoperta con il  metodo Buso, è palese, piccola e semi celata velocemente 'en plein air' nella sabbia vicino alla barca in primo piano a Saintes Maries du mer (Provenza) nel 1888. Tratti veloci eseguiti con il pastello ad olio, per l'occasione con la punta sfinata, che denotano la fragilità psichica, in quel momento, del noto artista, il quale inserisce, a stabilire che il richiedente aiuto sia proprio lui, la lettera "V", iniziale di Vincent e di Van, sopra l'orecchio sinistro, tra i suoi capelli. Nei capelli del lobo sinistro a caso? Direi proprio di no.
METODO BUSO 2025

I disturbi psichici di Vincent van Gogh rivelati da un nuovo studio
6 Novembre 2020
Mystery_van Gogh
Stando alle conclusioni di uno studio recentemente pubblicato sull'"International Journal of Bipolar Disorders", Vincent van Gogh avrebbe sofferto di disturbo bipolare e personalità borderline. Una condizione aggravata dall'abuso di alcool e dalla malnutrizione.
Vincent van Gogh è da sempre ritenuto uno dei geni per antonomasia della storia dell’arte. Un genio che, come stereotipo impone, è stato spesso associato agli elementi della follia e dell’eccentricità. Non è un mistero, d’altronde, che la vita dell’artista sia stata tormentata sin dalla giovinezza da uno stato di salute mentale decisamente precario. “La mia testa a volte è insensibile e spesso brucia e i miei pensieri sono confusi”, scriveva tra il 1877 e il 1878 da Amsterdam. E ancora: “Tornato qui, mi sono rimesso e ho dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di campi di grano sotto cieli nuvolosi, in cui ho cercato deliberatamente di esprimere tristezza, estrema solitudine”, riportava al fratello Theo in un’epistola del 1890 da Auvers.
Ma quali furono davvero i disturbi nervosi che afflissero la vita del pittore dei girasoli? E, nello specifico, qual è l’esatto quadro psichiatrico che possiamo dedurre sulla base delle informazioni arrivate fino a noi?
LA RICERCA SU VAN GOGH
A fornire una risposta a queste domande è oggi uno studio dell’UMCG di Groningen, pubblicato sull’International Journal of Bipolar Disorders. Condotta da Willem A. Nolen, Erwin van Meekeren, Piet Voskuil e Willem van Tilburg, la ricerca passa al setaccio le oltre novecento lettere scritte in vita dall’artista, nonché le cartelle cliniche dei medici che ebbero in cura Van Gogh – tra gli altri Paul Gachet, lo psichiatra amante dell’arte immortalato dal pittore nel celebre ritratto del 1890.
Sulla base di questi reperti, e secondo una modalità di diagnosi cosiddetta “bottom-top” (ovvero valutando tutti i sintomi psicosomatici riportati nei documenti, senza esclusioni a priori), gli scienziati hanno identificato una serie di patologie differenti, a partire dalla convinzione che l’artista olandese soffrisse di disturbo bipolare e personalità borderline. Una condizione aggravata dall’abuso abituale di alcool e da lunghi periodi di malnutrizione, che portano il pittore a tentare il suicidio all’età di 37 anni.
LE ALTRE DIAGNOSI
Pur tenendo conto dell’impossibilità di analizzare il soggetto di persona, e dunque escludendo l’assoluta certezza delle conclusioni, gli autori della ricerca hanno inoltre affermato che Van Gogh visse due episodi psicotici a seguito del ricovero in ospedale dopo essersi tagliato l’orecchio con un rasoio nel 1888. Due momenti “allucinatori”, a cui seguirono forti crisi depressive dalle quali non si riprese mai del tutto. Come comorbidità aggiuntiva, inoltre, non è esclusa un’epilessia focale – probabilmente causata dai danni cerebrali arrecati dall’abuso di vino, assenzio e tabacco, dalla carenza di sonno e dalla stanchezza mentale attraversata negli ultimi mesi della sua esistenza.
Ulteriori considerazioni riguardano infine la schizofrenia, diagnosticata all’artista dopo la sua morte e qui esclusa. Altamente improbabili risultano infine ulteriori diagnosi somatiche come la sifilide – da cui fu colpito il fratello Theo –, la porfiria intermittente acuta provocata dal consumo di tujone contenuto nell’assenzio, e varie forme di intossicazione da monossido di carbonio.
[Immagine in apertura tratta da Il mistero dei capolavori perduti ‒ Van Gogh sotto le bombe]