L'ultimo amico vivente di Gino Rossi

Intervista all’ultimo amico ancora vivente di Gino Rossi.

Preziosa, avvincente e calorosa ultima testimonianza vivente di uno spezzato di vita del grande artista veneziano Gino Rossi. Doveva presenziare tra i relatori nella sede della Provincia a Treviso durante la presentazione del Catalogo Ragionato delle opere di Gino Rossi da me curato. Un infortunio, una caduta all'ultimo momento, lo ha costretto a casa e in ospedale. Ora finalmente ristabilito mi accoglie affettivamente nella sua abitazione, rilasciandomi in una lunga intervista, la preziosa testimonianza della sua amicizia con Gino Rossi al tempo del ricovero nell'ospedale psichiatrico San Artemio di Treviso.  
Nato a Santa Cristina di Quinto di Treviso nell’anno 1922, il professore Angelo Gatto oggi residente a Castelfranco Veneto, (TV): artista, scultore e mosaicista di professione da sempre, suoi lavori figurano in importanti collezioni private e pubbliche, in molte chiese nel territorio italiano e estero, ebbe come primo suo maestro Beppe Ciardi, noto figlio di Guglielmo. La sua formazione di artista, come lui stesso spiega nella lunga intervista a me concessa, ha origini profonde nella famiglia di origine, il padre e altri fratelli coltivarono questa straordinaria passione.
Durante la sua formazione ebbe a frequentare anche Arturo Martini,  persona a lui simpatica e tanto cara, in quanto, nonostante il negativo  rapporto col mondo accademico di allora, rivolgendosi ai giovani allievi soleva dire: “è con molta gioia che io vi insegno, poiché voi siete le nuove leve, coloro che ci rappresenteranno in futuro…che nulla avete a spartire con coloro che oggi ci sconfortano…”.
Più avanti Angelo Gatto si iscrive all’Accademia di Venezia perseguendo il diploma d’arte. E’ proprio all’Accademia che lo stesso acquisisce le primissime nozioni sulla scrittura e sulle figure occultate d’abitudine nelle opere d’arte, un suo insegnante gli confidò l’esistenza di questa antica e preziosa pratica occulta, la quale serviva e serve tutt’ora a tutelare la paternità di ogni dipinto. Egli infatti mi confida durante l’intervista, che spesso usa apporre quale firma segreta: la piccola figura di un gatto o di un angelo all’interno dei suoi dipinti, i quali simboleggiano il suo nome e il suo cognome.
Parla l’anziano pittore…e parla con voce gentile, dolce, chiara e sommessa, i suoi modi lasciano intravedere un animo gentile, un'onestà di base raramente ravvisabile nonostante la sua notorietà.
Con un sereno e dolce sorriso egli mi induce nel non chiamarlo professore, ma solo Angelo, quasi questo appellativo, a differenza di altri, intaccasse la sua straordinaria semplicità, consona ai grandi pittori veneti di ogni tempo, compreso il nostro Gino Rossi, un tempo suo caro amico.
E qui, tra le tante cose, l’anziano artista di Castelfranco Veneto mi racconta del suo straordinario rapporto con Gino Rossi.
Amico di molti altri grandi del primo Novecento, Angelo Gatto spiega della sua amicizia con Toni Benetton, il quale, abitando vicino all’ospedale psichiatrico San Artemio di Treviso, dove era tristemente ricoverato il grande artista veneziano, aveva l’abitudine di andarlo spesso a trovare. E' proprio in una di queste visite assieme all'amico Benetton il primo approccio di Angelo Gatto con Gino Rossi negli anni quaranta del Novecento.
Ogni sabato, alle ore quattordici, i due puntualmente si recavano in visita allo sfortunato pittore …e spiega l’anziano artista con una nota di tristezza: “ lo trovavamo in attesa sempre con il viso schiacciato sul cancello e le mani fortemente chiuse sulle sbarre dello stesso, nessuno sarebbe riuscito nel staccarlo da quel cancello... un sospiro egli faceva quando finalmente ci vedeva, quando finalmente ci avvicinavamo a lui…, sbrigato in fretta il permesso dell’ospedale, lo portavamo con noi nella vicina trattoria della sorella di Toni Benetton, dove ad attenderci vi era il figlio allora dodicenne Simon Benetton, il quale veniva mandato a comperare della mortadella che molto piaceva a Rossi…passavamo così un po’ di tempo serenamente assieme davanti ad un buon bicchiere di vino e a del buon pane casereccio prima di riaccompagnarlo in ospedale…”. Alla mia precisa domanda: “come era Gino Rossi in questi momenti?, l’anziano artista risponde: “a momenti era lucidissimo, a momenti confuso”. E aggiunge: “ spesso assistevamo, appena lo avevamo riaccompagnato in ospedale, alle pesanti percosse che lo stesso subiva da parte di un nerboruto infermiere…motivazione era il fatto che Gino Rossi si rifiutava di lasciarci e quindi di rientrare all’interno dell’ospedale. Qualche volta ci siamo rivolti a questo infermiere con fermezza e disappunto”!  Queste visite si sono protratte per circa due anni.
Mi spiega ancora Angelo Gatto: “ talmente avevo stretto umana amicizia con lo sfortunato Rossi, che egli mi fece dono di un suo dipinto ad olio, nel quale mi scrisse anche una calorosa dedica, oltretutto firmandolo ufficialmente. Questo dipinto mi fu più tardi sottratto durante una mostra. A tutt’ora, pur avendo il chiaro sospetto di chi lo abbia trafugato, non ne sono più rientrato in possesso”.
Toccanti sono queste frasi, questa umana, vera, straordinaria e ultima testimonianza ancora in vita, al punto che nel raccontarlo, Angelo Gatto si emoziona rattristandosi e alzando gli occhi al cielo…e non sia mai che alcuno si ponga al di sopra dei veri sentimenti umani, che travolga queste immani sofferenze ricevute gratuitamente in dono da chi, al tempo, dell’arte ne ha fatto una personale interpretazione, da chi, non all’altezza, si è arrogato diritti di profonda conoscenza e di onnipotente legalità…!!! Gli artisti tutti abbisognano di una più umana comprensione! Ogni loro dipinto, più che a rappresentare un assegno bancario, descrive ogni loro umile, reale e vero sentimento!
Amare a fondo un artista e la sua arte significa anche questo: approfondire i suoi momenti di vita, comprendere meglio i suoi stati d'animo per meglio capire e casomai rivalutare le sue opere!

A seguire vengono qui inserite alcune delle molte fotografie fatte, assieme ad un video, in casa di Angelo Gatto durante l’intervista.

17 gennaio 2015
Luciano Buso