GIOTTO SI RIVELA

"GIOTTO SI RIVELA"
LUCIANO BUSO - 'ESAU' RESPINTO DA ISACCO' -

IL DOSSIER DI RICERCA SCIENTIFICA SVOLTO NEL NOTO AFFRESCO DELLA BASILICA SUPERIORE DI ASSISI RIVELA FINALMENTE L'INDUBBIA PATERNITA' DELL'OPERA. IL CONVEGNO SU QUESTI NUOVI STUDI E' ORGANIZZATO SABATO 10 NOVEMBRE 2018 PRESSO LA PRESTIGIOSA SEDE A ASSISI.

Solo ipotesi di paternità hanno sinora accompagnato nel corso della storia questo straordinario affresco, allineato in parete, nella Basilica Superiore a Assisi, alle altre opere di Giotto. Suggerimenti per lo più esternati in base ad uno stereotipo modello delle opere più conosciute e documentate di questo grande artista medievale, che era solito firmarsi segretamente in ogni opera 'Giottvs Bondonvs'. Oggi conosciamo, tramite il 'Metodo Buso' e il nuovo approccio di studio delle opere d'arte, anche la scrittura e la grafia personale di Giotto. La moderna scienza interviene là dove le titubanze accademiche hanno sinora incontrato inevitabili, naturali e caotici ostacoli. Il ricco dossier di ricerca, sviluppato negli anni dallo studioso, dipana i dubbi sinora intervenuti, colloca l'opera all'unica mano di Giotto di Bondone che la eseguì nell'aprile del 1315.
Circa una trentina di particolari fotografici, tutti attestanti le firme, le date e le figure celate, del tutto simili a quelle scoperte dallo studioso anche nelle opere dell'artista della Cappella degli Scrovegni a Padova, saranno per l'occasione proiettati e confrontati durante il convegno: 'Le opere di Giotto svelano i loro segreti'.
L'invito è esteso a tutti.
(Seguirà il manifesto dell'evento e l'ufficiale invito).


Fonti storiche:
Esaù respinto da Isacco è un affresco (300x300 cm) attribuito al Maestro di Isacco (forse il giovane Giotto?), databile al 1291-1295 circa e situato nella fascia superiore della parete destra della Basilica superiore di Assisi
Le due storie che danno il nome al cosiddetto Maestro di Isacco (Benedizione di Isacco a Giacobbe ed Esaù respinto da Isacco) sono state oggetto di un intenso dibattito tra gli studiosi, nel tentativo di dare un nome all'artista innovativo che, distaccandosi dai modi di Cimabue, andava sviluppando una maggiore volumetria dei soggetti e tridimensionalità della rappresentazione.
Alcuni, confrontando le scene con quelle vicine di Jacopo Torriti e con i mosaici di Santa Maria in Trastevere di Pietro Cavallini, hanno ipotizzato che potesse trattarsi di un maestro romano, altri, in maggioranza, hanno pensato a un toscano, magari il giovane Giotto (da Thode in poi, 1885). I dubbi sulla paternità giottesca delle sottostanti Storie di san Francesco hanno complicato anche l'identificazione del Maestro di Isacco, arrivando ad ipotizzare che sotto tale figura si celi un maestro leggermente più anziano di Giotto (Federico Zeri e Bruno Zanardi, 2002), a capo di una bottega ampia, responsabile di diverse scene del registro superiore della basilica, tra cui anche la volta dei Dottori della Chiesa. Ipotesi più isolate hanno tirato in ballo anche Arnolfo di Cambio, nell'inedita veste di pittore.